Le Social Stories sono degli strumenti di intervento comunemente utilizzati in terapia per bambini con Disturbo dello Spettro Autistico (DSA). La loro ideazione risale ai primi anni ’90, quando Gray e Garand le presentarono come strumenti per insegnare determinati comportamenti sociali o ridurre specifici comportamenti disadattivi o inappropriati. Le prime Social Stories erano costituite da una combinazione di sole frasi, il cui scopo era quello di affrontare lo specifico comportamento target che doveva essere incentivato o contenuto. Se le prime Social Stories erano costituite da solo testo, con il tempo le linee guida per la loro realizzazione sono cambiate, infatti si sono arricchite con immagini, e ad oggi vengono presentate non solo utilizzando libri, ma anche formati diversi, come video o presentazione multimediali.
Tuttavia, se da una parte è indubbio l’utilizzo delle Social Stories nella normale pratica clinica, il cui utilizzo è supportato anche da numerose pubblicazioni, dall’altra esistono revisioni della letteratura dedicata a tale tematica che hanno evidenziato diverse problematiche riguardanti l’efficacia di tale procedura. Per questo motivo è estremamente importante che questo loro diffuso utilizzo nella normale pratica clinica, sia anche supportato da compravate evidenze scientifiche che ne attestino l’efficacia.
Per avere una misura dell’efficacia di questo intervento è necessario rispondere a tre principali tipi di domande:
- Le Social Stories sono efficaci quando utilizzate come unico intervento?
- L’efficacia delle Social Stories è stata confrontata con quella di altri interventi nella stessa popolazione in esame?
- Quando le Social Stories sono utilizzate come strumento aggiunto ad altre procedure, producono effettivamente un ulteriore beneficio?
La revisione della letteratura di Milne e colleghi, ha cercato di rispondere a tutte queste domande analizzando i risultati di una serie di articoli scientifici accuratamente selezionati in base ai seguenti criteri di inclusione:
- l’articolo doveva essere stato pubblicato in un giornale che seguiva delle procedure di pubblicazione standard che ne garantivano la qualità;
- l’articolo doveva essere sperimentale, doveva quindi esaminare gli effetti di un intervento su un predefinito gruppo di individui;
- l’intervento descritto nell’articolo doveva contenere l’impiego delle Social Stories;
- l’intervento doveva essere effettuato su un gruppo di individui con diagnosi di DSA, disabilità dello sviluppo o intellettive.
In base a questi criteri di inclusione sono stati selezionati 23 articoli pubblicati fra Gennaio 2013 e Dicembre 2018. Questi 23 articoli sono stati suddivisi in 3 gruppi: 1) articoli in cui veniva testata l’efficacia delle sole Social Stories; 2) articoli in cui veniva confrontata l’efficacia delle Social Stories rispetto ad un altro intervento; 3) articoli in cui veniva confrontata l’efficacia delle Social Stories da sole rispetto all’unione con un altro intervento.
Dei 23 articoli selezionati:
- (gruppo 1) 13 articoli esaminavano l’efficacia delle sole Social Stories come intervento per migliorare il comportamento del bambino;
- (gruppo 2) 7 articoli mettevano a confronto le Social Stories con un altro intervento (Photo activity schedule (1), Cool versus Not Cool (1), teaching interaction procedure (1), video modeling da solo (3) e video modeling in combinazione con altri tipi di interventi (1));
- (gruppo 3) 3 articoli valutavano l’efficacia delle Social Stories rispetto a quando unite ad altri interventi, quali: Animal Assisted Therapy (AAT), differential reinforcement of zero rates of behaviors (DRO); video modeling, or functional communication training (FCT).
Dal gruppo 1 è emerso che le evidenze riportate sono risultate essere attendibili soltanto in 1 dei 13 studi esaminati (7,8%), perché nella maggior parte dei casi la metodologia impiegata non garantiva la qualità del dato.
Nel gruppo 2 tutti gli studi hanno dimostrato che l’intervento di confronto è stato più efficacie delle Social Stories.
Infine, nel gruppo 3 in tutti e 3 gli studi, quando le Social Stories si univano ad altre procedure, si è evidenziato un aumento dell’efficacia delle Social Stories, rispetto a quando venivano impiegate da sole.
Gli autori dell’articolo commentano i risultati ottenuti sottolineando che l’efficacia delle Social Stories, rispetto ad altre procedure o anche quando utilizzata da sole, non è verificata e attendibile nella maggior parte dei casi. Per questo motivo, in presenza di procedure utilizzabili per lo stesso scopo e con un’efficacia più attendibile rispetto alle Social Stories, l’utilizzo di tali procedure dovrebbe essere favorito. Probabilmente, le Social stories potrebbero essere di aiuto o di rinforzo ad altre procedure, ma non si dovrebbero considerare come procedure standard da utilizzarsi nei bambini con DSA.
Fino a quando non esisteranno degli studi che garantiscono una efficacia attendibile delle Social Stories, lo psicologo clinico, ha il compito di informare il genitore o la scuola, della ridotta affidabilità di questo intervento e suggerire l’impiego di procedure alternative più affidabili. In maniera paragonabile, bisognerebbe fare della corretta informazione anche in rete, infatti tramite l’utilizzo di social media, blog, forum o altri mezzi, l’impiego delle Social Stories dovrebbe essere sconsigliato e non incoraggiato.
Articolo originale: What Is the Proof Now? An Updated Methodological Review of Research on Social Stories ETADD (2020) v55 n3 p264-276; ISSN-2154-1647